Nell’ammirare il magnete che abbiamo in agenzia, acquistato a Firenze durante un nostro tour in Italia che abbiamo organizzato per un’orchestra americana, osserviamo da vicino il David del Michelangelo, simbolo di Firenze e del Rinascimento, oggi conservato nella Galleria dell’Accademia, a Firenze.
IDENTIKIT
ALTEZZA: 4,10 metri
PESO: 5,5 tonnellate
ETA’: 516 anni
RESIDENZA ATTUALE: Galleria dell’Accademia, Via Ricasoli, 58, 50122 Firenze, Toscana, Italia
NAZIONALITA’: ITALIANA!
STATO CIVILE: celibe
SEGNI PARTICOLARI: giovane forzuto, con sembianze di adolescente ma anatomia sviluppata ed adulta; qualche piccola sproporzione estremamente seducente, con testa e braccia un po’ più grandi rispetto alle normali proporzioni, natiche strette e gambe separate.
PADRE: Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564) – artista, pittore, scultore, architetto, poeta e scrittore ma soprattutto UNO DEGLI INNUMEREVOLI GENI ITALIANI che hanno regalato al mondo cultura, sapere ed opere di scienza ed arte di inestimabile valore, oltre a capolavori di sconfinata. bellezza.
Non basterebbe una settimana per parlare del David, ma concentriamoci ora su alcuni piccoli segreti.
Impossibile non partire dall’impatto emozionante che tutti, nessuno escluso, provano di fronte a questo raffinato capolavoro di inizio Cinquecento. La visita dal David costituisce un’esperienza senza eguali, che noi proviamo OGNI VOLTA che accompagniamo i nostri Turisti.
Che ingegno hanno avuto gli allestitori della galleria dell’Accademia, arrivando a creare un “crescendo” di emozioni per chi intraprenda il percorso che porta dall’entrata del museo alla “Galleria di Prigioni”, osservando prima i colossi non finiti di Michelangelo ed arrivando spediti al ritmo di un crescente batticuore fin sotto il lucernario che ospita il David, l’apice della perfezione formale, anatomica e contemplativa.
Il miglior modo per resistere all’emozione ed assorbire l’aura vittoriosa del David è quello di ritagliarsi un momento di immobilità assoluta, per ammirarlo in silenzio, prima di percorrere tutto il corridoio.
Ed in men che non si dica Lui, il David, diviene il padrone incontrastato dei nostri pensieri, dei nostri occhi e del respiro: troneggia lì, in fondo alla Galleria, con una grazia ed una possenza inspiegabili. Giovane, impavido, imperturbabile, con un’espressione risoluta e fremente … un vero momento di incanto.
Ma lo sai che non è sempre stato così. Leggi, leggi…. È interessante e scopriremo assieme i suoi segreti!
Iniziamo ricordando la sua storia unica: questa scultura emerse in tutta la sua prodigiosa bellezza da un unico blocco di marmo, abbandonato quarant’anni prima nei laboratori del Duomo di Firenze.
Guardando il blocco marmoreo il giovane Michelangelo, allora quasi ventenne, si rese conto della scarsa qualità del materiale e della sua fragilità, ma non demorse e senza indugio proseguì nella sua opera. Il suo progetto era molto AMBIZIOSO prevedendo che il David fosse parte di un progetto più ampio composto da 12 figure (le 12 figure dell’antico testamento), da collocarsi inizialmente all’esterno della cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Michelangelo lo concepì nudo (come era costume fare nel Rinascimento) per esaltarne la bellezza e per magnificare la figura umana in armonia con la natura.
Esposto per la prima volta l’8 agosto del 1504, il capolavoro conteneva anche elementi in oro soprattutto alla base. Il giorno in cui “vide la luce” Michelangelo chiese che venisse esposta proprio davanti a Palazzo Vecchio. Per spostarlo dal laboratorio furono necessari ben 40 uomini e 4 giorni, fu alzata una porta ed abbattuto un muro per far passare il colosso!
MA non finisce qui: per poter erigere il blocco di 5,5 tonnellate furono necessari altri 20 giorni.
Solo oltre tre secoli più tardi, nel 1873, fu deciso di spostare la scultura dalla Piazza al suo attuale domicilio (le Gallerie dell’Accademia) e l’impresa fu altrettanto ardua.
Il David fu subito concepito come il simbolo della Repubblica di Firenze, per il suo carattere orgoglioso ed indomabile, simboleggiare la vittoria dell’uomo virtuoso di fronte al tiranno.
L’opera incarnò velocemente valenza artistica ma anche politica ed il David, la cui storia echeggiava anche allora nella Bibbia, divenne l’emblema della sfida della Repubblica di Firenze, virtuosa ed intelligente, strategica e veloce, contrapposta alla pachidermica e stantia reggenza della nobiltà. La Repubblica utilizzò la statua come simbolo di provocazione (quasi sfrontata) ed annuncio della sua rampante e riottosa natura.
La collocazione iniziale in Piazza della Signoria vedeva il David con il volto rivolto verso Roma, quindi verso il Papa Alessandro VI che aveva dato asilo politico ai Medici quando scacciati dalla città di Firenze per mano del governo. Immediate le controversie e le contestazioni da parte della popolazione che durante il suo trasferimento dalla bottega di Michelangelo a Piazza della Signoria, cercarono di prendere la statua a sassate, ritenendola simbolo della potestà della Repubblica.
A seguire, una perseverante sorte avversa minacciò nei secoli l’incolumità del David causando non pochi gravi incidenti, tra cui menzioniamo:
. il piedistallo colpito da un fulmine nel 1512
. il braccio sinistro rotto in tre punti durante una rivolta nel 1527, quando una sedia fu scagliata contro la statua durante il tumulto
. la rottura del dito del piede sinistro del David, quando tale Pietro Cannata nel 1991, in un momento di follia, inferse un colpo violento usando un martello (il dito rotto fu successivamente ricostruito).
Da quel momento il David fu collocato all’interno di una teca di cristallo completamente blindata, per evitare ulteriori danni fino alla sua ricollocazione attuale in Galleria dell’Accademia.
Ma parlando dei dispetti procurati al David, ci sovviene la brutalità riservata ad un’altra delle sculture del Michelangelo, la più nota tra le sue numerose PIETÀ, esposta (oggi protetta) a Roma.
Eh sì: anche la deliziosa Pietà fu oggetto di vicende violente nel 1972, quando fu anch’essa violentemente sfregiata con un martello. Ecco perché l’opera è oggi esposta in tutta la sua indescrivibile bellezza all’interno di uno spazio schermato da una vetrata, che ne assicura la protezione senza impedire la contemplazione (lato destro all’ingresso alla Basilica di San Pietro, in Vaticano). Il luogo se pur riparato è facilmente individuabile grazie allo sciame di visitatori che, appena entrati, corrono frettolosi a vederla e fotografarla.
MA È SEMPRE STATA LÌ?
No! I primi 200 anni della sua esistenza la videro collocata a Santa Petronilla, mausoleo situato nelle vicinanze di San Pietro, in ossequio alle volontà del suo committente, il cardinale francese Jean De Billheres, che scelse quel luogo per il proprio riposo eterno.
Anche la Pietà, contro ogni possibile previsione, costituisce una statua di controversa interpretazione, sin dalla sua creazione.
Il volto della Vergine, ritratto di infinita e commovente dolcezza e dignità nonostante stia vivendo profondo dolore e sofferenza, rappresenta una donna giovane, ben più del figlio stesso. Ed anche in questo caso, la scelta di Michelangelo fu assolutamente consapevole, concentrato nel rendere la Madre di Gesù incorrotta, il simbolo di una giovinezza eterna che scaturisce dalla purezza e che, cristallizata, non può appassire…
Ma Michelangelo, in questa sua scelta, rappresenta anche il ricordo della sua stessa madre che desidera ricordare, ambiziosamente e nostalgicamente, per mezzo della Vergine Maria.
PERCHÉ MICHELANGELO DECISE DI FIRMARE QUEST’OPERA?
È DA SAPERE CHE LA PIETÀ È L’UNICA OPERA MAI FIRMATA DALL’ARTISTA. Come mai questa firma?
La bellezza di questo gruppo scultoreo destò ammirazione sin da subito.
Secondo una fantasiosa versione del Vasari, famoso storico d’arte, era tanta la magnificenza che nessuno sembrava riuscisse ad associare quell’opera al suo creatore, Michelangelo, giovincello appena ventiquattrenne, con un carattere tutt’altro che seducente. Incurante di chi lo circondasse, Michelangelo aveva sempre lo sguardo accigliato e torto, un aspetto trasandato ed un carattere quanto mai difficile verso chiunque lo avvicinasse.
Si racconta che alcuni gentiluomini stessero ammirando l’opera e cercando di carpirne l’autore e chiedendosi ad alta voce: sarà stato forse il Gobbo di Milano?
Michelangelo, divenuto furente dopo aver origliato il discorso, si nascose nella chiesa e la stessa notte scolpì il suo nome sulla statua.
Altre correnti di pensiero, forse più credibili, asseriscono invece che Michelangelo firmando avesse assecondato la tradizione dei pittori toscani dell’epoca, tradizione che successivamente decise di abbandonare.
Dopo questi piccoli accenni si fa d’uopo un approfondimento sull’analisi di questa Pietà che approfondiremo nelle prossime puntate.
Ma tu hai mai visto questi due capolavori ascoltando le spiegazioni di una guida specializzata?
E ancora: quante altre Pietà ricordi di aver visto nel mondo?
Non temere, dopo una tale provocazione non possiamo deludere la curiosità di chi, come noi, freme per nutrirsi di bellezza.
Presto, se lo vorrai, potrai seguirci in uno o più tour che renderanno possibile la contemplazione di questi ed altri privilegi… e non solo seguendoci on line, ma anche fisicamente!
“Se Dio mi assiste, produrrò le cose più belle che l’Italia abbia mai visto”
soleva dire l’artista e certamente possiamo dire come davvero abbia mantenuto la promessa.